Giordania sotto choc

Ad Amman non possono aspettare quattordici anni

La Giordania ha lanciato l’"Operazione martire Muath" dopo la tragica uccisione del pilota Muaz al Kassasbeh, bruciato vivo in una gabbia. L’ aviazione del regno hasmita ha già colpito, coordinata con quella statunitense, decine di bersagli fra l’Iraq e la Siria dello Stato islamico. "Pagheranno per ogni capello di Muath", ha detto un comunicato dell’esercito. La rabbia e la commozione hanno sconvolto tutto il paese davanti alle immagini di quanto accaduto, ma vi sono problemi politici per i quali, la Giordania non può prendere sotto gamba quanto avviene ai suoi confini. Se saltassero Iraq e Siria sotto le violenze dell’Is, il prossimo a cadere sarebbe proprio la monarchia ad Amman. “La Giordania è solo il nome di un fiume” disse Bourghiba ad una delle prime conferenze panarabe e quelle frasi se le ricordano tutte. La diplomazia di Amman è sempre stata scaltra e capace di qualsiasi spericolatezza pur di restare in sella. Secondo le notizie che provengono da quel paese, non ci sarebbero piano militari in atto, ma anche azzardi veri e propri tanto che secondo la tv al Arabiya, è stato rimesso in libertà il leader jihadista Abu Muhammad al Maqdisi, alias Issam Taher al Barqawi, noto per esser stato il padre spirituale del qaedista Abu Mussab Zarqawi e di aver esplicitamente accusato di miscredenza il regime saudita. Il 55enne con passaporto giordano di origini palestinesi, dovrebbe essere usato dalle autorità giordane per rivolgere ai suoi seguaci sermoni anti-Stato islamico. Lo scopo è di aumentare la distanza fra l'Isis ed al Qaida e alle correnti jihadiste che hanno preceduto la nascita del sedicente califfato, dal giugno scorso guidato da Abu Bakr al Baghdadi, già leader dal 2007 del braccio iracheno di al Qaida. La scelta di sfruttare un tale ginepraio di rivalità ed avversioni, dimostra come ad Amman siano pronti a tutto, purché la jihad non si unisca contro lo il suo stato nazionale. Secondo il quotidiano edito ad Amman Al-Arab Al-Yawm, le autorità giordane stanno anche valutando la possibilità di lanciare una campagna di terra. Il regno hashemita avrebbe in mente un autentico blitz contro i jihadisti da attuare sul terreno e questo potrebbe dare una nuova svolta alla guerra, visto che per ora la coalizione non vuole misurarsi con le sue truppe sul campo. Ad Amman non possono aspettare 14 anni per sconfiggere l’Isis, devono riuscirvi il prima possibile. Ciò che è sicuro è che la rappresaglia "è solo all'inizio" e che l'Is sarà colpito ovunque, sia in Siria che Iraq. Il ministro degli Esteri giordano Nasser Judeh intervistato dalla Cnn ha detto che "useremo tutte le forze che abbiamo" e al Jazeera sostiene che truppe giordane sono schierate "in forze" lungo la frontiera con l'Iraq. Re Abdullah aveva promesso una reazione “implacabile” e “sul loro stesso terreno” contro l’Isis. State sicuri che sarà di parola.

Roma, 6 febbraio 2015